Dicono di noi

DICONO DI NOI

RIO YACHTS

IN OCCASIONE DEI CINQUANT'ANNI DI RIO ABBIAMO CHIESTO AD AMICI, GIORNALISTI, CLIENTI E COLLABORATORI DI RACCONTARE COSA FOSSE RIO YACHTS PER LORO. NE E' NATA UNA RACCOLTA.

 

 

 

 

RIO COMMUNITY

Rio: l’evoluzione della specie – Antonio Fulvi

Dire Rio è dire, in termini molto sintetici, la storia della nautica italiana. Conosco la famiglia Scarani da quasi quarant’anni, da quando cioè “giocavamo” insieme a provare barchette che oggi sarebbero microscopiche, create con l’illusione di dare uno scafo ad ogni famiglia italiana.
Ci fu in tempi storici anche la speranza nei materiali termoformati, che, con l’appoggio della grande industria, permettevano la possibilità di stampare natanti dai 3 ai 4 metri di lunghezza quasi con la stessa semplicità e rapidità con cui si fanno le frittelle. Barchette tecnologiche per quei tempi, inaffondabili e pure graziose. L’estetica è sempre stata un pezzo forte di Rio.
Sono stati tempi di grandi speranze, forse anche di grandi illusioni: ma tempi pionieristici, dove il futuro appariva pieno di promesse per la piccola e piccolissima nautica, per il Paese, per tutti noi. Poi sappiamo come è andata: per la nautica e per il Paese stesso.

Oggi gli Scarani sono affiancati dall’ultima generazione, che lavora bene e segue le orme degli anziani. E le barche sono cresciute, si sono diversificate e specializzate, hanno assunto anche toni internazionali. Con la conferma che il marchio Rio è stato, è e rimarrà una garanzia a livello mondiale, con una gamma molto articolata, che copre non soltanto il settore dei natanti, ma anche quello delle imbarcazioni. Come i recentissimi Colorado 54 piedi che continuano la storia di questa grande famiglia nautica.

Antonio Fulvi
Giornalista “pioniere della nautica” e Direttore “La Gazzetta Marittima”

La prima di Rio non si scorda mai – Biagio Agnes

Accade che uno per caso o per libera scelta, per consuetudini tradizionali, per lignaggio, per appartenenza a questa o quell’altra consorteria di filatelici, di collezionisti di vasi cinesi, di cacciatori di farfalle, si trovi a far parte di un club, di un circolo, di una tifoseria. Persino seguace di una setta:::A me è successo che, originario di un luogo dove il mare non è esattamente sotto le finestre di casa, mi senta di appartenere con uguale spirito di un commodoro di lungo corso non solo a quella genia che ama svisceratamente il mare ma, di gusti molto selettivi, gli piace di navigarlo esclusivamente a bordo di qualcosa di speciale, di esclusivo. Insomma su una macchina marina che, dalla linea di galleggiamento in su meglio si identifichi con tali predilezioni.
Quando cominciò tutto questo?
Erano i primi Anni Sessanta quando mi aggiravo al Salone Nautico e mi lasciai sedurre dalla prima barca della mia vita. Una barca a misura umana, bella, sicura, fatta per saltellare tra le onde con eleganza senza la pretesa di possedere lo status simbol di uno sceicco. Ma più importante fu che in quella gradevolissima occasione di un buon acquisto – sportivo e da diporto – contraemmo mia moglie ed io una forte amicizia con i titolari del marchiodai cui cantieri era uscita la nostra prima Rio. Allora la mia giovane famiglia trascorreva l’estate a San Felice Circeo. Nel congedarci dai signori Scarani avevo lasciato anche il mio recapito telefonico della casa delle vacanze; e fu lì che passando dalle parti di San Felice il Dottor Luigi Scarani e la signora Anna si rammentarono di quei clienti freschi d’acquisto, ci chiamarono ed a me parve naturale proporre a lei e al consorte un giro tirrenico sulla mia Rio ormeggiata al Porto Canale garantendo che “su quella barca si andava per mare sicuri”. I signori Scarani mi credettero sulla parola, la signora Anna mi disse che era la prima volta che saliva a bordo su una barca Rio pilotata da altri che non fossero dell’Impresa, il massimo della gentilezza. E questa fu la mia introduzione al club degli entusiasti di quella fabbrica di nobili oggetti per galleggiare sicuri; ho detto prima barca perché altre ne seguirono; come accade quando la fedeltà ad un marchio – che porta così in alto l’inventiva, lo stile italiano nel mondo – si intreccia all’amicizia con chi ha creato tutto questo. Una operosità anche all’insegna di il mare per tutti, mettendola a questo modo pure sul sociale che non mi dispiace. Su barche Rio negli anni allargai i miei orizzonti marini non soltanto in senso metaforico ma anche…di stazza, scandendo cioè altre tappe della mia vita con queste gratificazioni personali. Per quanto curioso possa sembrare oggi in tempo di crisi, sono convinto che per tonificarsi il morale, alimentare l’ottimismo nonostante tutto bisogna imporsi dei salti di qualità.
I miei decenni di fedeltà alla Rio in questa ricorrenza semisecolare lo testimoniano tutti.

Biagio Agnes, storico direttore Generale della Rai, ha guidato la tv di Stato dal 1982 al 1990, dopo una lunga carriera da giornalista. Sotto la sua direzione la Rai ha affrontato la sfida della tv commerciale. Uscito dalla Rai, è stato presidente della Stet. Dal 2006 era direttore della Scuola di Giornalismo dell’università di Salerno.

Il dr. Biagio Agnes, amico della prima ora e primo testimone della Rio è scomparso alcuni giorni prima del dr. Luigi Scarani fondatore dell’azienda.
Lo scritto prezioso è datato 8 Febbraio 2011.

Compagni di banco, compagni di barca – Emanuele Pastori

Cinquant’anni di Rio

Il mio personale rapporto di amicizia con l’azienda di Sarnico inizia molti anni prima che la medesima società iniziasse ad operare. Comincia, infatti sui banchi delle scuole medie di Cremona (l’arcinota Virgilio) dove chi vi scrive divideva il proprio banco con Carlo Scarani, fratello del fondatore,che diverrà per molti lustri la mente progettuale del gruppo. Lui, bravissimo in matematica, avrebbe concretizzato la propria vocazione con una laurea in ingegneria, io, con una certa “facilità di penna” mi sarei dedicato al giornalismo tecnico, indirizzandomi alla meccanica motoristica ed alla nautica. Di fatto, nessuno avrebbe mai pensato, al tempo, che la fornace di laterizi di Villongo avrebbe lasciato il posto all’attività nautica, e che il figlio di un noto albergatore sarebbe diventato un giornalista nautico. Dai banchi di scuola le strade si divisero per alcuni anni sino a quando nell’ambito di una iniziativa promozionale promossa dal Corriere della Sera, ebbi l’opportunità di visitare la fabbrica di Sarnico. Ai tempi l’azienda si chiamava Avionautica Rio, e, in uno dei capannoni del gruppo, si costruivano alianti di indubbia reputazione tra cui il glorioso, piccolo, anche se non particolarmente facile, monoposto M 100 con il quale si sono brevettati nel tempo molti piloti. Si realizzavano .nel contempo importanti Yacht nella classe medio alte (rapportati ad oggi si potrebbero considerare mezzi di elevatissimo prestigio per un pubblico di raffinatissimo palato e concorrenti dei più prestigiosi marchi nazionali nella nautica che conta) In quei tempi si costruiva ancora in legno, e le barche del cantiere si proponevano quali esempi di raffinata ebanisteria sull’acqua, ma con soluzioni tecniche già evidenti per la propria attualità. Una svolta importante segnerà alcuni anni dopo il passaggio alle costruzioni in materiale di sintesi, quando Luigi Scarani, la mente imprenditoriale del gruppo, colse l’opportunità di dedicare il prodotto nautico ad un pubblico assai più vasto di quello delle barche di prestigio, facendosi grande interprete della nascente nautica popolare. Una scommessa, questa, che avrebbe coniugato il moderno design con le attualissime tecnologie e che avrebbe, quale risultato, portato alla creazione di facili ed economiche imbarcazioni di grandissima diffusione. Le moderne tecnologie

prevedevano lo stampaggio dell’intero scafo con una lastra di uno speciale materiale denominato Ravikral e prodotto dall’Anic con un sistema sviluppato in collaborazione con la Rio medesima e che portò alla costruzione in grande serie del prodotto per una fascia sempre più elevata di utenza. Tale operazione allineava l’azienda ai produttori statunitensi di maggior respiro, produttori che ancora oggi (mutatis mutandis) si affidano a tali tecnologie. E così negli anni la Casa di Sarnico ha perpetuato e consolidato la propria presenza con sempre maggior attenzione sia al mercato che alle tecnologie più moderne.

Degne di nota le serie ispirate al gioco del calcio, in un momento in cui tale sport veniva espresso al meglio dalle nostre formazioni.

Artefice di questa simpatica comunicazione è stata certamente Anna, la onnipresente compagna di Luigi, che con la propria attentissima presenza ha saputo circondare l’azienda di quella umana simpatia che ha favorito al meglio il rapporto con tutti i media. Quello che si va a festeggiare quest’anno è il cinquantesimo anniversario; un momento in cui l’azienda è protesa verso forme dimensionali di elevato prestigio che certamente preludono ad un futuro che saprà certamente essere carico di eccellenti fattive proposte in vista di una seconda giovinezza. A presto Rio!

Emanuele Pastori
Giornalista “Pioniere della nautica”

50 anni di “passione di famiglia” – Carlo Boschi

La mia passione per le barche è iniziata qualcosa come 20 anni fa. Lavoravo al lago di Garda nella costruzione di un villaggio turistico, e lì conobbi il titolare di un cantiere nautico, che, benché la barca non fosse proprio nei miei programmi, fece di tutto per convincermi ad acquistare un RIO 750.

L’acqua – e tutto quanto ad essa connesso – mi ha sempre affascinato. Ma il “pallino” e la passione per le barche è nata solo dopo aver avuto la mia prima barca.
Io e la mia famiglia, quell’anno, dall’inizio della primavera fino all’autunno, abbiamo trascorso ogni momento libero in barca, su e giù per il lago, dando modo agli amici di prenotarsi per le gite domenicali.
Visto però le modeste dimensioni della nostra barchetta e considerato che la nostra è una “grande famiglia”, abbiamo deciso, dopo aver partecipato ad un Open Day Rio, per l’acquisto di una nuova, “grande” imbarcazione.
Era il momento in cui la RIO ammodernava il design e rinnovava totalmente il modo di vivere la barca: pertanto abbiamo prima deciso per un Rio 900 Open per poi passare ad un Rio 1100 Cabin, barca molto più vivibile e comoda allestita per altro in maniera splendida e personalizzata secondo i nostri gusti sia per gli arredi che per i colori molto delicati. E infine ecco quella che noi ritenevamo la nostra casa galleggiante con un vero posto letto per ciascun componente della famiglia: il Rio 1300

Il resto è storia recente. Ora, dopo oltre 50 anni di attività e tante imbarcazioni, continuiamo ad essere affezionati all’azienda RIO. Le imbarcazioni prodotte attualmente presentano delle innovazioni impensabili per gli anni addietro, pur mantenendo sempre al meglio la divisione degli spazi e la vivibilità interna ed esterna, grazie soprattutto alla direzione cantieristica del Dott. Piergiorgio Scarani.
Sono rimasto sempre molto legato a questo marchio, ai miei occhi una barca RIO è molto di più di un “bel prodotto”: ha una sua identità, un’ “anima”. E con immenso orgoglio guardo il cantiere che con dedizione ed entusiasmo riesce a plasmare nuove e lussuosi modelli di stile.
La passione per le barche è il sentimento che desidero condividere con il cantiere. Lo stretto contatto che si instaura tra la RIO e l’armatore, durante la costruzione della barca, dà vita ad un meraviglioso risultato finale e fa sì che il cliente entri a far parte della grande “famiglia Scarani”.
Anche dopo la consegna della barca, i rapporti non sono quelli tra cliente/venditore, ma sembra di entrare a far parte di un gruppo di amici di vecchia data che è bello incontrare anche in là nel tempo. Guardo a questa “famiglia” in continua crescita come al premio per aver lavorato con tanto impegno, passione e dedizione.

Dunque sappiate che, quando deciderò di acquistare la mia prossima barca, sarà sempre e ancora un RIO, certo, e ne sono felice, che le porte del cantiere saranno sempre aperte e certamente sarò il benvenuto, per continuare quella bella avventura iniziata tanti anni fa. E per ritrovare quell’angolo di paradiso che io e la mia famiglia consideriamo il “nuestro buen retiro”.

Carlo Boschi
Imprenditore

Brilla una stella nel firmamento della nautica… – Vincenzo Zaccagnino

Sono passati cinquant’anni! E la stella Rio brilla sempre nella parte alta del firmamento nautico. Cinquant’anni di successi, che dimostrano come le industrie a conduzione famigliare sono la parte vincente di questo made in Italy che solca i mari. E’ cosi per gli Scarani come per i Vitelli, i Codecasa, gli Aprea e per tanti altri.

Cinquant’anni anche da me vissuti a fabbricare barchette di carta. Ma tanti ricordi legati a Rio. Quanti incontri, articoli, interviste con la famiglia sino a Piergiorgio che oggi è al timone.

Ma io cosa ricordo di Rio’? L’”Espera” ad esempio, nel lontano 1963, uno splendido runaboat in legni pregiati di 6 metri e 60. Dieci anni dopo uno dei primi cabinti, il Rio 13 metri, ma anche la scoperta dell’ABS, con il lancio del Rio 310, che in acqua rappresentava per gli italiani quella che era la 500 su strada. Il primo gradino di una gamma di ben 23 modelli Rio. E oggi gli eleganti open, gli Art e gli Air di 13 e 14 metri, con l’annuncio di barche più grandi, che arriveranno presto. Chissà che slogan inventerà per il loro lancio Madame Rio? Ricordo che nel 1963 l’”Espera” aveva “linea classica, armoniosa e slanciata”. E quando la gamma era diventata notevole si leggeva “Rio, tutto il panorama barca”. Per arrivare a gridare “ La barchissima”, quando nel 1991 nacque un elegante Rio 900 Fish, che sarebbe piaciuto ad Hemingway.

 

Vincenzo Zaccagnino
Giornalista “Pioniere della nautica”

Il fattore comunicazione – Giorgia Gessner

In occasione dei 50 anni dell’azienda, mi sono messa a sfogliare quella che mio marito e i miei figli chiamano scherzosamente “la tua opera omnia”. Si tratta di centinaia di riviste, che ho diretto o sulle quali ho scritto a partire dagli anni 60, rilegate anno per anno. In questo tuffo nel passato mi hanno sorpreso tre cose: innanzitutto i grandi progressi, tecnologici, concettuali ed estetici, che la nautica ha fatto in questi 50 anni; il numero esiguo di cantieri che sono sopravvissuti fino ad oggi e, in terzo luogo, il numero veramente cospicuo di articoli, descrizioni e prove di barche, interviste, che ho dedicato nel corso degli anni alla Rio, dei quali non mi ero resa conto. Nel primo caso c’è solo da ammirare l’inventiva, la capacità e il buon gusto dei cantieri italiani, che sono in poco tempo balzati ai vertici della produzione mondiale. Nel secondo caso non occorrono spiegazioni: si tratta del naturale avvicendamento di un’industria che ha dovuto inventare se stessa (praticamente prima della guerra non esisteva): sono sopravvissuti quei cantieri che avevano idee chiare, un’oculata gestione e un pizzico di fortuna e che, soprattutto, hanno fatto della ricerca e sviluppo il loro punto di forza. Nel terzo caso, ebbene, ho dovuto pensarci a lungo per trovare la giustificazione a un tale fiume d’inchiostro. E mi è venuto in mente che Anna Maria Scarani si è inventata, ante litteram, il ruolo di PR, inondando i rappresentanti della stampa di comunicati, rigorosamente scritti a mano e spediti per posta e di telefonate personali, invitandoli a raduni e a presentazioni tecniche con accesi dibattiti. Oggi, con e-mail e Internet è tutto più semplice, ma allora erano in pochi coloro che davano alla stampa il peso e l’attenzione che le compete. Spesso era difficoltoso ottenere informazioni dagli altri cantieri. Al telefono rispondevano delle centraliniste ignare di tutto che non sempre ti passavano il titolare, spiegando che era “molto occupato”. Di barche da provare per i giornalisti la Rio (anzi l’Avionautica Rio come si chiamava agli esordi) ne aveva sempre a disposizione, gli altri raramente o quasi mai.

Intendiamoci, il cantiere Rio aveva, e ha ancora, molto da dire, sempre all’avanguardia in fatto di forme e materiali, con una produzione incessante di novità e con un occhio attento alla piccola nautica. E’ stata la prima a promuovere e a perseguire il concetto della barca per tutte le borse, ora dimenticato dalla maggioranza dei produttori che mirano al sempre più grande, più costoso, più lussuoso. Ne è esempio negli anni 70 l’impiego, dopo quello iniziale del legno, del Ravikral (una formulazione dell’ABS, acrilonitrile-butadiene-stirolo, dell’Anic) per modelli di piccole

dimensioni. Quella di “stampare” la barca con una resina termoplastica era un’idea grandiosa perché fra le più adatte alle produzioni di grande serie. L’esperimento non ha funzionato, probabilmente solo per la mancanza dei grandi numeri indispensabili. Passata alla vetroresina e ai compositi si è distinta per le inedite soluzioni di trasformabilità che consentivano, e consentono, di sfruttare gli stessi spazi con funzioni diverse e per l’attenzione ai comfort degli utilizzatori non solo per la navigazione ma anche per la vita di bordo. Il cantiere Rio è stato anche fra i primi a dedicarsi all’export, creando filiali all’estero e mettendo in piedi una fitta rete di distributori e di assistenza. Oggi le barche Rio si vedono dovunque nelle acque anche dei più sperduti e lontani paesi.

La Rio ha anche un’altra atout: è fin dagli inizi un’azienda familiare, in cui lavorano fratelli, mogli, figli, nuore e nipoti, ciascuno con le sue competenze e idee, garantendo una continuità di intenti rara, se non rarissima. Nel corso degli anni io, così come anche molti altri colleghi, sono diventata amica dei vari componenti della famiglia. Al salone di Genova non manco mai di visitare il loro stand e davanti a un caffè ci mettiamo a chiacchierare con Anna Maria magari non di barche ma di faccende personali. Mi viene in mente un’ultima cosa fra le tante, senz’altro più importanti, che spiegano i longevi successi della Rio, anche questa legata alla comunicazione. Anna Maria Scarani ha sempre scelto dei piccoli gadget per i giornalisti, non costosi ma semplici e utili, che nel loro impiego quotidiano ricordassero il marchio del cantiere. Io, per esempio, ho da almeno vent’anni una lavagnetta appesa in cucina in cui annoto le cose da comperare. Ogni volta che vi scrivo patate, detersivo, pasta, burro eccetera, leggo il nome Rio e me ne ricordo con simpatia.

Giorgia Gessner
Giornalista “Pioniere della nautica” 

Io penso Rio – Andrea Brambilla

Quando penso a Rio Yacht, mi viene in mente subito la forza dell’imprenditoria italiana.
Perché la storia di Rio è facilmente assimilabile a quella dell’Italia e di quelle persone che credono in quello che fanno. Imprenditori piccoli, medi o grandi, di qualsiasi settore, ma tutti accumunabili dal medesimo spirito, quegli Imprenditori con la I maiuscola. Luigi e Anna Scarani hanno avuto un’idea, originale e bella e l’hanno portata in tutto il mondo. Dal piccolo lago d’Iseo sono arrivati ovunque e le loro barche sono divenute un emblema della nostra nautica e della “nautica per tutti”.
In questi cinquant’anni la Rio e la famiglia Scarani hanno saputo attraversare mode e tendenze, difficoltà e successi, ma sempre con una forza e determinazione ammirevoli.

Buon anniversario Rio!

Andrea Brambilla
Direttore Ulisse – Alitalia

Tre parole “ad personam” – Marino Alfani

…Rio anch’io…tre parole che probabilmente, anzi sicuramente, descrivono me stesso…me stesso come persona, come professionista, come appassionato, come amico, come parte di una famiglia…

Potrei scrivere centinaia di righe che spiegano cosa e perché mi lega tanto a questo marchio e a queste persone, ma preferisco raccontare in breve la mia storia…

Cè da andare indietro nel tempo a circa vent’anni fa, quando ero solo un bambino con l’amore per il mare e per il disegno…mi ricordo benissimo, come se fosse ieri, quando il sabato pomeriggio mio padre (da sempre cliente e amico della Rio) mi diceva “andiamo alla Rio”…ricordo che quando mi diceva quella frase era una festa…la fretta di arrivare, la classica domanda “quanto manca?quanto manca?” detta ogni cinque minuti, fino a quando non le vedevo….decine e decine di barche…finalmente…correre tra gli stampi, tra i mille pezzi sparsi per i capannoni, salire e scendere dagli scafi in costruzione, con la curiosità che solo un bambino ha e che piano piano diventava sempre più una passione e voglia di fare anzi di disegnare…Da allora la mia vita professionale, i miei studi, tutti gli sforzi andavano nella direzione dello yacht design perché volevo fare quello: il mestiere più bello del mondo, quello che ti permette di creare oggetti in armonia con la natura e con il mare: progettare barche (che per me allora e anche adesso – ma sono di parte – Rio significa sinonimo di barca)… Ora, dopo quasi vent’anni ho la fortuna di condividere con voi e festeggiare il traguardo dei 50 anni…

Mi capita spesso di ripensare a quelle scene. E ricordo a me stesso quanto sono stato fortunato a incontravi vent’anni fa, ad incontrare quelle persone che prima mi hanno “regalato” una passione e poi l’hanno trasformata in professione: quindi non posso fare altro che ringraziarvi…

Grazie per tutto questo e per tutto quello che verrà…Grazie a tutti voi che avete dato forza all’amore di un bambino, che avete creduto in lui e che avete fatto sì che il suo sogno potesse realizzarsi…

Marino Alfani
Yacht & Interior Designer

Il lago dal lago – Franco Pesciatini

Premetto che per quanto ami il mare, non sono un “uomo di mare”; ma quando vedo e/o penso ad una barca il pensiero mi corre alla RIO di Sarnico: è stata infatti una RIO la mia prima barca quando mi trasferii sul lago di Garda dalla mia Toscana.

La comprai usata perché volevo capire se era sufficiente amare il mare per diventare anche un esperto: non lo sono diventato. Con la barca amavo di più osservare le bellezze della costa dal lago, come da bambino si vuole osservare le cose dall’interno; quella piccola barca mi ha fatto apprezzare quanto è bello il lago “dal lago”ed avvertire ancora di più la fortuna di viverci.

Ma se una barca mi rimanda il pensiero alla RIO, RIO per me vuol dire famiglia Scarani, la cui professionalità ed amabilità ricordo sempre con sincera amicizia.

Franco Pesciatini
Cardiologo

La donna della prima ora – Ester Lanzini

1965: terminati gli studi iniziai la mia prima esperienza lavorativa All’ Avionautica Rio, così si chiamava l’attuale Rio Yachts.

Si costruivano alianti e barche prestigiose in mogano e materiale pregiato. Mi si aprì un mondo assolutamente sconosciuto nel quale piano piano cominciai ad avventurarmi in un percorso che poi si è protratto per 30 anni. Un percorso pieno di soddisfazioni e gratificazioni.
Stare al fianco del dr.Luigi Scarani, uomo di spiccato intuito imprenditoriale e alla moglie sig.ra Anna “maga” della comunicazione ha comportato la mia crescita professionale e personale.

Tanti sono i ricordi datati a quegli anni memorabili: la bellezza degli alianti che dalle maestranze arrivate dall’Umbria uscivano dal cantiere per la consegna nei vari Aeroclub, la lucentezza e l’eleganza dei motoscafi Rio Bonito, Rio Paranà, Rio Espera, Rio Colorado, le innovative piccole barche in ABS che accatastavamo sui camion e partivano alla volta dei 400 punti vendita sparsi in Italia e all’estero. Ricordo la preparazione ai vari Saloni Nautici, la frenesia nel cantiere affinché tutto funzionasse alla perfezione, il carico per trasporti eccezionali per le barche più grosse cabinate con la scorta della polizia, l’entusiasmo e l’orgoglio nel presentare alla stampa sia con le prove in acqua che con le conferenze-stampa, ai giornalisti di settore e non, i nuovi modelli che annualmente venivano presentati al mercato.
La nostra raccolta stampa che produceva, annualmente, un volume quasi enciclopedico…
E davanti al marchio Rio ho avuto il piacere e l’orgoglio di veder sfilare i grandi nomi dell’industria, dello sport, dello spettacolo.
Posso testimoniare che tutti avevano parole di ammirazione per l’alta qualità dei “nostri” modelli. Avvertivano l’amore- oltre alla competenza e alla capacità tecnica- che li avevano generati…

Ester Lanzini
Storica impiegata

In principio fu l’Anna – Mino Allione

All’inizio è stata Anna. Anna Scarani. L’ho conosciuta per motivi di lavoro quando seguivo la nautica da diporto. Ero timido, allora. E poco capivo di barche. Anna mi colpì per la sua gentilezza ma soprattutto per l’atmosfera familiare che riesce a creare con l’interlocutore. Lei non si occupa di vendite, illustra l’Azienda, ti parla dei figli, mette in evidenza un particolare degli interni, si scusa per il disordine e ti chiede se vuoi un caffè. Chi sciorinava dati e particolari tecnici era il cognato, i conti li faceva il marito, Gigi. Un placidone che s’illumina parlando dei suoi maiali e del raccolto di cipolle e patate, quasi che le barche lo annoino. E’ un tipo agreste, lui, e non te lo vedi in divisa da marinaretto…

Mi rendo conto che, detta così sembra un flash sulla Fattoria degli animali ma è stato proprio questo ritrovarmi tra la gente come me, che non se la tira e che non vuole farti sentire più importante solo perché vuoi farti la barca a conquistarmi.

Trascorrono più di dieci anni da quell’incontro e ritrovo Anna Scarani al telefono. Avevo assunto la direzione di “Brescia Oggi” e mi sento dire “Ma sei quel Mino Allione che conoscevo?”. Si, cara Anna sono io e vengo anche a trovarti. Trovo Anna e riscopro la Rio. Poco capisco ancora di motorizzazioni, ma le linee mi affascinano. Ho qualche lira in più e decido di cambiare il vecchio motoscafino. Acquisto un 6,5 metri. Splendido, elegante. E lo ammacco subito prendendo troppo velocemente, da coglionazzo, una curva sul canale della Laguna di Marano e sbattendo la fiancata contro una bricola. E’ la scusa buona per passare ai 9 metri. Parlo prima con Anna, poi faccio i conti con Gigi ed è fatta.
Ma, come ben sanno i barcaroli, l’appetito vien navigando e quel 14 metri della Rio era proprio la fine del mondo. Torno dagli Scarani, Anna ha qualche problema con la nipotina ma –adorabile nonna manager – trova il tempo per sorridermi e chiedermi se sono proprio sicuro di volere una barca così impegnativa. “Pensaci bene Mino” mi dice e allora decido che la voglio come sorella!
Parenti non lo siamo diventati, ma amici si.
Sul Ricki è scritta una parte importante della mia vita: comodo, sicuro, un’eleganza e una linea strepitose, tutto godibile, è stato la mia casa estiva per anni, mi ha fatto scoprire la gioia di andare per mare, e trovare nuovi valori essenziali. Col Rio 14 mi sentivo sicuro, sia per le prestazioni con ogni tipo di onda sia perché sapevo di far parte della “famiglia Rio”, sempre pronta ad assistermi a fronte di qualche problema, come una volta in effetti è successo.
Che altro dire della mia esperienza con le barche Rio? Che mi ha fatto piacere quando mi è stata chiesta una testimonianza, perché sono “ritornato in famiglia” e perché ricordare al computer le esperienze vissute con le barche degli Scarani mi ha fatto riprovare emozioni ormai sopite e sogni dimenticati: E i sogni aiutano a vivere: Grazie Anna, grazie Rio.

Mino Allione
Giornalista

Rio 750 Cabin: una barca che mi ha cambiato la vita – Emanuele Donald Zenoni

Il primo maggio 1991 è nata la mia più grande passione, salendo a bordo del Rio 750 cabin. Non era certo la prima volta che navigavo a bordo di un’imbarcazione, fin dai primi mesi di vita le mie vacanze estive erano sempre contraddistinte da gite e piccole crociere con barche da diporto. Ma quel giorno era diverso, quel giorno mi accorsi che navigare mi dava un senso di libertà e gioia: quel giorno sul Lago di Garda ebbe inizio il mio sentimento profondo verso l’acqua e le barche.

Mio zio, che era armatore del Rio 750, notò con grande stupore il mio desiderio di apprendimento delle tecniche di navigazione e della mia aspirazione alla cultura del settore nautico: lo stesso giorno decise quindi di regalarmi le vecchie riviste di nautica, che iniziai a leggere con fervore fino a tarda sera: avevo nove anni
Oggi dopo venti anni di navigazione , conduco un programma dedicato alla nautica sul canale televisivo Yacht and Sail (canale 430 di Sky) e scrivo per la medesima rivista in edicola ogni mese. Il Rio 750 cabin rappresenta per me un simbolo, un emblema che mi ha aperto un mondo nuovo: un mondo. quello della nautica e del mare, che amo e rispetto.

Emanuele Donald Zenoni
Conduttore televisivo

Rio VIP: quanta bella gente – Pierluigi Brignoli

Incontro con Gianna Nannini
Una bella estate degli anni 80…
La cantante Gianna Nannini sull’onda del successo di “America”, brano che l’aveva prepotentemente imposta al grande pubblico, veniva contattata dalla Piaggio di Pontedera per reclamizzare il modello RIO/Piaggio 400 Jet, motoscafo il cui propulsore era appunto un motore idrogetto della Piaggio. Assieme alla cantante senese erano venuti a Sarnico anche alcuni tecnici Piaggio e operatori RAI.
I test in acqua iniziarono dal chiattone del villaggio Holiday e, dopo un giro di prova fino all’Eurovil, il volante veniva “imprudentemente” lasciato nelle mani della cantante.
Va detto che una barca motorizzata da un propulsore idrogetto non ha timone e nel caso ci si trovi a decelerare bruscamente non è più in grado di cambiare direzione anche girando il volante poiché è solo la spinta del motore a far curvare la barca.
Dico questo perché Gianna ad un certo punto sopraggiunge dall’alto lago a tutta velocità puntando dritta verso il chiattone sul quale si erano dati appuntamento giornalisti, tecnici e operatori TV dopodiché vira di colpo evitando lo schianto e lasciando sbigottiti i più. Da un operatore TVsia pur con un sorriso, sento esclamare : “Questa è pazza!”
Il filmato venne realizzato a bordo della RIO/Piaggio 400 jet con la Nannini che cantava in playback con l’ausilio di un mangianastri nascosto. Io me ne stavo seduto a poppa:avrei dovuto intervenire solo in caso di un inconveniente alla barca e per l’attracco.
Al termine delle riprese ricordo chiaramente come l’operatore fosse molto più tranquillo rispetto all’inizio del servizio: ora si permetteva addirittura di sorridere.
Si passava successivamente alla fase più piacevole della giornata: il pranzo al ristorante “Turistico” di Sarnico. Io ebbi l’onore di sedere a capotavola con alla mia destra Gianna Nannini mentre a sinistra sedeva un tecnico Piaggio, uno che la sapeva lunga, un intrattenitore nato, un acceso “fan” di Celentano.
Un tecnico della troupe televisiva, propose da bere a tutti un Cuvée Berlucchi, il primo bollicine che ebbi modo di sorseggiare nella maniera, allora un po’ inusuale, “a tutto pasto”, una scelta forse adottata da chi era già avvezzo nel pasteggiare a Champagne e sicuramente ben lontano dai miei usi e costumi di quel tempo.
Ad un certo punto un giovane cameriere si dirige agitatissimo verso la cantante e dandole del tu, segno palese di affetto nei confronti del nuovo talento, giovane, ribelle, anticonformista e anche un po’ provocatorio, le richiede caldamente l’autografo, uno per sé… “e se puoi farne uno anche alla mia collega che si vergogna” – in quel mentre si vede spuntare dalla porta del ristorante il viso di una ragazzina tremebonda e rossa in viso per l’emozione: era “l’effetto Nannini”.

Incontro con i Pooh
Il famoso gruppo musicale dei Pooh è in zona per girare un film in mezzo al lago. Suonano sulle chiatte delle Ferrovie dello Stato, cantano nel parco della Villa Lanza di Predore gettando i bicchieri dietro di sé, “alla russa” o recitano sul campanile di Adrara.
Come barche di appoggio per la troupe vengono messe a disposizione 4 barche RIO con 4 piloti fra i quali il sottoscritto.
Il nostro compito era quello di “scortare” i Pooh mentre venivano filmati. Nelle lunghe attese quando l’elicottero degli operatori si allontanava per i rifornimenti di carburante avemmo modo di conoscere un po’ più a fondo i quattro simpatici cantanti.
L’unica “nota stonata”: mentre alla guida di ogni barca c’era un addetto RIO, nel mio caso il cantante Red Canzian, proprietario di una barca a Jesolo,pretese il comando della barca. Un gruppo di stranieri, sapendo della visita dei Pooh in quella zona, erano venuti a spiarne le prove. Nel transitare guardavano con molta attenzione i volti dei vari componenti dei Pooh e quando mi incrociarono videro che non assomigliavo troppo a Red Canzian, la delusione era scritta sui loro volti. Ero proprio un “signor nessuno!…”

Vita da collaudatore
Ci apprestavamo al collaudo delle barche Rio per la Marina Militare.
Dopo aver portato il sig. Baglietto, marinaio addetto ai motori, ad apporre la firma di presenza alla Caserma dei Carabinieri, salivamo in barca, chi munito di cuffie per meglio sopportare il rumore nel vano motori o chi, più fortunato come me, alla guida.
Le prove da effettuare erano lunghe ed estenuanti. La più lunga consisteva nella navigazione mi pare a ¾ di gas per la durata di ore 3 continue (praticamente si arrivava fino in cima al lago per poi tornare indietro più di una volta).
Ad intervalli regolari, all’approntamento delle varie unità, veniva a fare visita anche qualche Autorità, per autorità intendo dire con qualche grado in più di altri sulla spallina. Pareva una regola, ma ogni volta che arrivava una di queste Autorità, capitava sempre un inconveniente e, cosa incredibile, la gravità dell’inconveniente era direttamente proporzionale al grado del militare. La prima volta davanti a un Capitano, la sentina si mise a fare acqua, la seconda volta arrivò un Colonnello al quale vollero far vedere la barca benché questa fosse al porto del Cantiere Pezzotti di Pilzone a 15 km di distanza, fosse sera e fosse anche Inverno. Avremmo potuto rifiutarci per questioni di sicurezza ma obbedimmo al …comando. Una volta giunti sul posto bastò slegare la barca e fare 2 mt in retromarcia per accalappiare con l’elica tutto il cordame immerso che stava in acqua: naturalmente prova annullata. Il giorno dopo vidi il personale del Cantiere dover liberare le eliche a colpi di scalpello.
Il peggio capitò quando arrivò in visita un Generale. Noi eravamo già sul lago con due addetti della Marina Militare ma quella mattina la sentina faceva acqua, io da studioso di astrologia mi ero accorto che quando c’erano cattivi aspetti fra Plutone e Mercurio, le sentine si allagavano con più facilità. Quella mattina in particolar modo c’era la quadratura fra Plutone e Mercurio. Giunta l’ora del pranzo, eravamo d’accordo di trovarci al ristorante “Punta dell’Est” di Clusane ma gli altri tardavano parecchio ad arrivare, perché? Finalmente dopo ¾ d’ora arrivarono in 3,pallidi in volto. Durante il varo del 10 mt, effettuato a Paratico, la gru del camion non aveva retto e la barca era caduta pesantemente in acqua ma il peggio fu che non era tanto colpa della gru quanto dei piedi del camion che non ressero e così il mezzo finì in acqua, capovolgendosi sopra la barca. Nel crollo rischiarono di finire travolti anche alcuni addetti visto che era stato abbattuto un bel pezzo di ringhiera del lungolago.

Altro episodio da “moviola”.
Per un collaudo invernale ci trovavamo ad Iseo quando da Sarnico vedemmo arrivare un muro di nebbia. Ritornammo prontamente verso la nostra base di Paratico dal compianto Mariolino Alebardi mantenendo la direzione fissa a 240° della bussola. Nel frattempo il nebbione ci avvolgeva completamente, visibilità 5 mt. Le tenebre erano scese ed il faro orientabile più che essere d’aiuto ci abbagliava nella guida tanto che fu opportuno spegnerlo. Un secondo contrattempo ci portò ad una virata improvvisa così non ci accorgemmo che i 240° nel frattempo erano diventati addirittura 70°! Sbadataggine colpevole! Che fare? Erano già 7/8 minuti che viaggiavamo fuori rotta con il rischio di incagliarci da qualche parte o peggio ancora di finire sotto il pontile di Clusane la qual cosa avrebbe portato ad un serio danneggiamento della sovrastruttura.
Facendo un rapido calcolo mentale di quanti minuti e con quale rotta avevamo viaggiato, a istinto misi il timone a 10° per 5 minuti circa dopodiché, presumendo di essere tornati sulla rotta originale, rimisi il timone a 240°. Eravamo nelle mani di Dio, la nostra velocità non superava i 3 nodi anche perché eravamo pronti in ogni momento ad una collisione senza sapere nemmeno contro quale tipo di imbarcazione questa sarebbe avvenuta, non sapendo dove ci trovavamo. Anche il radar era scollegato. Dopo parecchio tempo ecco apparire una luce artificiale sulla nostra destra: che fossero i cantieri Riva? O il chiattone dell’Holiday? E se fosse l’Hotel Cantiere?… Magari fossimo già all’Hotel Cantiere! Avremmo almeno un bel punto di riferimento oltre ad essere già arrivati a Sarnico! Dovevamo fare però attenzione al pontile che si estende verso il largo. Poi ci accorgemmo con grande stupore che eravamo andati ben oltre l’Hotel Cantiere essendo giunti addirittura all’altezza del ristorante “Al Tram” e senza aver travolto né ipontili, né la ringhiera del lungolago, né essere incappati nella palizzata delle nasse dei pescatori. Qualcuno aveva guardato giù dall’alto miracolosamente.
L’ultimo collaudo ad una barca della Marina Militare consisteva nella prova d’ormeggio. Il test fu effettuato legando la barca dalle bitte al molo d’ormeggio del Porto di Predore. Si trattava di accelerare i motori fino a metà gas e restare così con la barca in tiro per quaranta minuti.. Avevamo scelto il porto di Predore in quanto qui c’era un fondale ben più profondo di quello di Sarnico. L’acqua mossa dalle eliche in movimento creava un turbinio incredibile; a Sarnico, in presenza di poca acqua, esse avrebbero sollevato il fondale fangoso. Dovevamo stare attenti al surriscaldamento dei motori e che non si staccassero le bitte o rotto le cime perché avremmo rischiato di finire in acqua.
Tutto andò bene, il collaudo fu portato a termine regolarmente.

Rio Vip, quanta bella gente:
Le visite di Raffaele Pisu, di Massimo Boldi, Gerry Scotti, Johnny Cecotto, Patrizia Pellegrino…
I film con Alberto Sordi, Renato Pozzetto, Laura Antonelli, Diego Abatantuono..
Le visite in Fiera del Re Baldovino del Belgio, di SAR Principe Ranieri di Monaco, di Luciano Pavarotti, Gino Paoli…

Pierluigi Brignoli
Divisione progetti RIO YACHTS

L’Ode a Rio – Roberta Limardo

Trent’anni sono passati
ma direi che son volati,
e un ricordo ce l’ho anch’io
quando entrai stupita in Rio.

Mi trovai giù nell’ingresso
senza chiedere permesso,
fui accolta col sorriso
quasi fossi in paradiso.

Ero lì per un servizio
con il fare di un novizio,
proponevo con pazienza
la mia grande inesperienza.

Fui introdotta ai piani alti
per gli accordi con gli astanti,
e stringendo varie mani
io conobbi la SCARANI.

Disponibile e sincera
mi lasciò solo alla sera:
uno scafo, il cabinato…
tutto avrei fotografato!!
Fu così che da quel giorno
quando posso ci ritorno,
un’amica io ho trovato
che il mestiere mi ha insegnato

Roberta Limardo
Fotografa

Nati sotto il segno della nautica – Lucio Petrone

Gli Scarani sono entrati nel mondo della nautica praticamente nello stesso periodo in cui lanciammo “Nautica”, un’idea di Carlo Marincovich e Mario Sonnino, materializzata giornalisticamente da Vincenzo Zaccagnino e poi fortificata nel tempo da chi scrive.

Noi creammo una rivista nuova in tutto, Scarani partì sul sicuro. Nel 1963 il debutto si ispirò alla tradizione costruttiva dei bei motoscafi dei laghi lombardi, strada internazionale aperta da Carlo Riva, ma la prima da leadership fu il Rio Rolls, che presentammo sulle nostre pagine nel 1964.

Nell’occasione, la consorte del dr. Luigi Scarani, si lanciava – prima in Italia nel settore e non solo – ad applicare i segreti del marketing, presentando in un Salone Nautico di Genova – fino allora molto tradizionale – il primo evento mediatico: una barca che ruotava sulla sua piattaforma in un gioco di luci e che entusiasmò tutti i presenti. Per il cantiere quel successo segnò il deciso passaggio dalla elitaria costruzione di alianti – pur riconosciuti ottimi a livello mondiale ma limitati nel numero – a quella più popolare delle barche. Via la parola Avio, rimase ad imperare solo Nautica Rio.

Ricordo poi ancora nitidamente Anna Scarani che mi illustrava il primo 6 metri cabinato nel 1966 e 8 metri l’anno successivo, ma oltre che alla qualità della produzione era stupefacente il successo che la promoter delle barche di Luigi aveva ottenuto. Tutta la stampa italiana ed estera ne parlava, anche perché la Rio pensava già allora e parlava europeo “internazionale”;quando la televisione trasmetteva di barche, il punto di riferimento era sempre la produzione del cantiere sul Lago d’Iseo. Che marketing ragazzi: presenza nei saloni, advertising sulle riviste, rapporti con la stampa eccezionali per i tempi, prezzi sicuramente volti a rendere tangibile lo slogan del cantiere: “La barca per tutti”.E non c’erano solo parole ma fatti molto importanti. Per seguire l’onda del boom non bastava più la vetroresina e l’alluminio non convinceva: così Carlo Scarani, lanciò barche termoformate in ABS che consentirono di raggiungere i “grandi numeri” che portarono alla prima esperienza in mare qualche milione di italiani. Ecco il miracolo Rio. Si, nacque in quel periodo la nautica per tutti: il Rio 310 e il Rio 410 rappresentarono in breve circa il 30% del parco natanti italiano. Poi, forse anche per colpa nostra che lottammo e ottenemmo natanti più grandi con motorizzazioni adeguate perché fossero più sicuri, iniziò la crescita che anche la Rio via via seguì. Gli Scarani si misero alla testa della falange di tanti nuovi appassionati che poi l’hanno seguita fedelmente nel tempo o si sono rivolti a più grandi produzioni nel momento dell’evoluzione familiare. E Anna Scarani, antesignana, lanciò anche la collaborazione con gli stilisti mentre la Rio stringeva accordi con le case di motori, sperimentando anche idrogetto e fuoribordo diesel.

Tempi eroici della nautica, che vorremmo tanto rivivere, perché il settore deve ricostruire appassionati che dalla barca di entrata possano poi spaziare verso lo scafo dei loro sogni. Ne abbiamo parlato con Luigi e Anna, che ora hanno un erede altrettanto deciso: il figlio Piergiorgio, bocconiano ma col pallino della barca, un bacillo familiare che prolifera da cinquant’anni e lunga vita alla Rio!

Lucio Petrone
Senior Editor “Nautica”, Giornalista e “Pioniere della nautica”

Video Rio – Giorgio Bubba

Sono stato un uomo Rio.
Non del tonno, in origine più famoso dell’omonima barca, ma della Nautica Rio, cantieri, sede e villa padronale a Sarnico sul Lago d’Iseo in provincia di Bergamo.
Oh Dio!
Ci sarebbe da sottilizzare se è corretto dire sono stato o piuttosto, in un presente storico, oggi poco usato, sono.
Oggi sono quasi vecchio. Un tempo sono stato giovane.
Ma, se mi sovviene, sono stato e sono sempre laureato, giornalista, marito di Piera padre di Claudia ed Elisabetta, nonno di Giorgia, Federico, Alessandro, Margherita, Edoardo, commendatore e maestro del lavoro… per cui con buona pace di Anna e Gigi, al secolo comm. Luigi Scarani, sono stato e sono uomo Rio anzi sono e resterò “Uomo Rio con diritto ad issare bandiera o guidoncino sulla prua del mitico Rio 500.
Che non c’è più.
E non è più in produzione.
E chi se ne frega, aggiungo io
Ho cercato invano un disegno nel quale ritraevo quel modello.
Io ho sempre nella mente la sequenza delle immagini che Carlo Caffari, operatore Rai, giornalista al seguito di Elio Sparano, riprese sul lago d’Iseo facendo uscire dal cantiere l’intera flotta Rio senza pagare una lira che una lira di benzina o miscela.

Erano gli anni nei quali le squadre milanesi in coppa avevano una presenza promozionale Rio. In un celebre film d’inchiesta sulla mala giustizia, Alberto Sordi con la famiglia svedese, portava sul tetto della 500 un Rio 310: nei quali ancora, ed io che queste cose notavo e mi commuovevo, usavo dell’amicizia cordiale con Gigi ed Anna Scarani per qualche comparsata in televisione durante gli speciali sul Salone Nautico della Rai. Che belli i pomeriggi sul 2 nei quali nacque un sodalizio altrettanto importante con Gino Paoli, Ornella Vanoni, Gino Latilla e l’aquila di Ligonchio!

Lo sapete che fui insignito, simbolicamente, del titolo di capitano della domenica da Anna Scarani in persona a Saint Tropez alla presentazione di un modello Rio (credo che fosse il Rio 1000)!!!
Ricordi di una vita!
Certo di una vita Rio.
Ma quella immagine di una flotta Rio che fende le acque del lago d’Iseo e che idealmente mi fa sfociare non nel mio mar ligure anche se La Spezia è ligure solo per i genovesi, ma nel più padano Adriatico, mi appartiene e fa parte del mio vissuto di giornalista e uomo Rio.
E ad attendermi, giudicando amorevolmente il mio abbordaggio, ci sono Luigi e Anna Scarani, costruttori, armatori delle flotta, anzi per rispettare identità geografiche storiche, doge e dogaressa della stessa.

Giorgio Bubba
storico giornalista RAI

C’è Rio e Rio – Alfredo Provenzali

C’è Rio e Rio ( ma entrambi con la maiuscola).
C’è Rio de Janeiro col suo celebre carnevale di Rio e Rio di Sarnico con la sua altrettanto celebre flotta di imbarcazioni grandi e piccole.
Hanno comunque un tratto in comune: la gioia di esserci.
Da una parte la voglia di far festa, dall’altra di contribuire al godimento di quel bene incomparabile che è il mare.

La Rio più giovane (quella della barche) è arrivata al suo primo mezzo secolo di vita anche se sembra ieri quando, nelle prime edizioni del Salone Nautico di Genova, l’esposizione cercava di togliersi la patina di vetrina per “oggetti di lusso” per conquistare lo spazio del “difficile ma non impossibile”. Era forse improprio all’epoca, parlare di “nautica popolare”, è giusto oggi riconoscerlo, ma era lodevole che qualcuno (o qualcuna?) si ponesse il problema di come spostare in avanti, sia pure leggermente, gli orizzonti del “panorama barca”.

Dicevamo della “flotta Rio”: ne ignoriamo i numeri esatti ma abbiamo la certezza che di zeri ne abbiano parecchi perché c’è una “fedeltà al marchio”che è altrove difficilmente riscontrabile, ragion per cui diventa naturale passare di barca in barca a patto che la firma in fiancata sia sempre la stessa. Dello stesso cantiere.
Quando la produzione della Rio spaziava dal mini-mini al maxi-maxi c’era uno slogan mai utilizzato ma presente nei comportamenti che così recitava: “dal barchino per galleggiare allo yacht per navigare”.
Sulla plancia di uno di questi yacht ci ritroveremo in occasione del “doppio 51”, la cinquantunesima edizione del Salone Nautico Internazionale di Genova e l’inizio del cinquantunesimo anno di attività della Rio.
A tener banco sarà come sempre, la signora Scarani.
Ci illustrerà tutte le meraviglie tecnologiche delle sue imbarcazioni, i progetti in cantiere per l’immediato futuro e le speranze di rilancio di un settore che è sempre il primo a risentire delle crisi internazionali ma è anche il primo ad arrivare al salvagente col quale riprendere a galleggiare.

Noi, amici-invitati, ascolteremo con attenzione ed interesse. Come sempre. Personalmente potrò distrarmi per qualche istante ( e me ne scuso anticipatamente) ma sarà perché la sua voce, gentile Signora Scarani, mi farà ricordare la vecchia cantina della casa paterna dell’Isola d’Elba nella quale conservo una piccola barca in vetroresina di tre metri e qualche centimetro. Con essa e su di essa non “galleggio” ma navigo nei ricordi più belli della mia vita.
La prima barca non si scorda mai, soprattutto se è Rio.

Alfredo Provenzali
Giornalista RAI

Il passaggio di testimone – Piero Bacchetti

50 anni sono un traguardo invidiabile, soprattutto nel mondo nautico, ed è con grande piacere che ho accolto l’invito di Anna Scarani per offrire un contributo “dovuto” a questa celebrazione; certo con un velo di malinconia, perché il “dottore” non ha fatto a tempo ha godersi il compleanno del suo cantiere nella cornice più consona, il salone Nautico di Genova. È qui che ho conosciuto la Famiglia Scarani, e sempre a Genova, anno dopo anno, vedevo come il patron, sempre affiancato dall’efficientissima consorte, sapeva cogliere spesso in anticipo i segnali del mercato; da buon pioniere della nautica, era stato tra i primi a credere nelle barche in “plastica,” nella nautica per tutti, nelle valenze del design, oltre che dei contenuti tecnici. E mi fa molto piacere vedere come il testimone sia stato raccolto dal figlio Piergiorgio, che con il nuovo Espera rende onore alle origine “nobili”del suo cantiere, sotto la bandiera del “navigare alto”.

Piero Bacchetti
Editore gruppo Edisport “Vela e Motore”

Fotofedeltà – Valdemaro Riccarelli

In occasione dei 50 anni di vita della Rio, invio un ennesimo contributo fotografico che percorre la mia vita di Marinaio. La testimonianza visiva dimostra “l’alta fedeltà”per la “marca”.
Come vedete nel corso degli anni non ho mai cambiato bandiera: ho sempre acquistato una barca Rio.
Dove lo trovate un cliente affezionato come me? A Sinalunga dove nascono le amicizie di …lungo corso!

Valdemaro Riccarelli
Imprenditore

La pesca miracolosa – Francesco Martelli

“Frugando” nella mia mente ed evocando piacevoli ricordi, mi vengono in mente momenti indimenticabili in pesca grazie alle barche Rio.
E scrivo volentieri queste poche righe per Anna da sempre in stretto contatto con la nostra redazione della rivista Pesca in Mare, della quale, il compianto Architetto Alessandro Magrini curava abilmente la Direzione. Ebbene, con una piccola e grande barca Rio 630 Fish, sono stato più volte in pesca con Magrini sia nella traina costiera che nel Big Game d’altura nelle acque che bagnano l’Isola D’Elba. Abbiamo trascorso momenti felici e indimenticabili, con catture di pesci di grande importanza sia come numero che come dimensioni: palamite, tonnetti, tonni giganti e tanti altri pesci. Oggi, nel 50° anniversario, a distanza di anni, sento il dovere di esprimere un sentito ringraziamento ai Cantieri Rio, che nel corso del tempo, hanno fatto straordinariamente vivere il mare a 360°, a tantissimi appassionati come me.

Francesco Martelli
Giornalista

La cuoca e il comandante – Gino Bacci

La terra, l’acqua e l’aria nascono con l’uomo che da sempre ha avvertito la necessità di esplorarle. Camminare, nuotare, volare sono la liberazione di un istinto primordiale a cui la natura ha proposto differenti gradi di difficoltà. Per muoversi in terra bastano i piedi, per spostarci in acqua bisogna nuotar di braccia, per il volo è sufficiente spiccare un salto ma, superato il primo stadio, sono dovuti intervenire il progresso e la scienza con l’automobile, le barche, gli aerei. E l’esplorazione ha preso consistenza.

Per tutti c’è stato un punto d’inizio, anche per chi venuto al mondo in una località costiera della Toscana, ha avuto col mare un impatto precoce. Ed è il mio caso. Nuotare è stata quasi una necessità di sopravvivenza, ma navigare è stata una scelta. Ho dovuto allora chiedere soccorso al progresso, salire almeno su una barca a remi per potermi staccare dalla costa e spingermi sull’acqua verso una diga foranea che mi portasse lontano dalla vista di quanti avrebbero potuto prendere concreta visione della “nostra” fuga mattutina dal banco di scuola. Uso il plurale perché nella crociera antistante il porto di Livorno non ero mai solo. O meglio, ero da solo alla fatica dei remi, ma a bordo si imbarcava una ragazzina ancor più preoccupata di me di sfuggire gli sguardi. Era quasi sempre lei a propormi l’evasione. Si premurava anche di preparare i panini per la colazione, mentre era il mio compito di scrivere la giustificazione per le sue assenze da scuola. Credo che alla fine nemmeno suo padre, severo maresciallo dei carabinieri, sarebbe riuscito a far la propria firma così bene come gliela imitavo io.

La barca noleggiata sul porto, costava poco, andava a remi, si muoveva soltanto al mio comando e non consumava carburante. Mi richiedeva fatica, compensata però dalla presenza della cuoca a bordo. Nessuna invidia per quanti, sugli agili motoscafi incrociavano la nostra breve rotta, fino all’approdo alla scogliera della diga frangiflutti. Fin da allora- e qualche decennio è trascorso – cuoca e comandante vivono insieme. Per le escursioni marittime, loro che erano partiti da due remi e un sedile fisso, hanno potuto apprezzare, grazie alla Rio, i vantaggi del progresso e lo sviluppo della scienza nautica. Hanno nel frattempo sviluppato una numerosa ciurma. Tutta amante del mare.

Gino Bacci
Opinionista TV e già redattore capo “Tuttosport”

Grazie Rio – Vincenzo Barilà

Grazie Rio per avermi fatto apprezzare e godere il bello del navigare con il Rio 830 e il Rio 12.90, che mi hanno consentito di scoprire il Mediterraneo tutto: la Grecia, la Tunisia, la Libia e la Costa Azzurra.
A distanza di tanti anni conservo un vivo ricordo del confort e il piacere delle imbarcazioni di vostra produzione. Ad maiora!

Vincenzo Barilà
Imprenditore

Il “Rio style” – Aldo Martinetto

Nel tempo in cui molti parlano e pochi fanno, quando pare che l’improvvisazione e l’effimero abbiano il sopravvento sull’esperienza è di somma consolazione assistere alla celebrazione dei cinquanta anni di attività di un’azienda nata familiare e rimasta tale anche nella sua evoluzione tecnologica e dimensionale.
Ho conosciuto il cantiere Rio tanti anni fa, dove una gentile signora era non solo l’aggregante di un’intera famiglia, ma anche l’inflessibile anima dell’impresa. Ancora oggi Lei non ha abdicato al suo ruolo.
Allora il prodotto dell’azienda aveva uno stile che per lungo tempo costituì il suo successo. Anche nel progressivo aggiornamento e nell’aumento delle dimensioni quello stile è rimasto inconfondibile e a cinquant’anni di distanza non si hanno dubbi nell’individuare una barca RIO.

Tanta esperienza maturata attraverso il lavoro e il continuo aggiornamento tecnico sono alla base del duraturo successo.
Il mezzo secolo è un felice traguardo, ma vale anche l’auspicio che le successive generazioni non dovranno deteriorare l’opera.
Il cantiere RIO non è stato il frutto di un’improvvisazione, ma un’iniziativa basata su una solida capacità tecnica, partendo dal poco per arrivare gradualmente al molto: senza presunzioni, con l’impegno nel concreto, senza le effimere manifestazioni che i tempi recenti ci hanno proposto.
Altri analoghi cinquant’anni sono un buon augurio per i cantiere RIO e per la famiglia Scarani.

Aldo Martinetto
Giornalista “pioniere della nautica”

Io tifo Rio – Pierluigi Carniti

E’ stato per me un onore aver collaborato per lungo tempo alla crescita della Rio.
Vi invio una testimonianza “datata”!
Si, già nel 1979 eravamo i più forti.

A 30 anni di distanza dico ancora “FORZA RIO”.

Pierluigi Carniti
già Sales Manager Rio

Avevo un sogno… – Beppe Corbetta

Ho sempre amato il mare.
Ricordo gli anni della mia giovinezza (1949), quando all’inizio dell’estate si partiva armi e bagagli con un camion alimentato a carbonella verso la meta tanto desiderata. Il mare della Versilia.
Molto spesso mi trovavo a fantasticare seduto sulla sabbia, sognando avventure marine oltre l’orizzonte misterioso che si stagliava davanti come una striscia grigia-azzurra.
Era quindi naturale che in me sorgesse il desiderio di avere una barca per soddisfare la mia passione.
E il sogno si è realizzato in età adulta con la complicità degli amici Anna e Gigi Scarani che mi hanno permesso di acquistare la mia prima piccola meravigliosa barca.
Erano solo quattro metri che a me parevano 40. Era docile, comoda e affrontava le onde (piccole onde per la verità) con piglio sicuro.
Che emozione mi dava salpare con la mia piccola barca e ammirare la terra dal mare.
Ora navigo con una Rio un po’ più grande, più moderna e con il ricordo delle emozioni di allora, che non dimenticherò più.

Grazie Rio.

Beppe Corbetta
Operatore Finanziario

Citazioni citabili – Franco Michienzi

“L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino”. Per la mia testimonianza ai cinquant’anni del cantiere Rio ho voluto utilizzare questa citazione di Charles Bukowski che mi riporta con i ricordi a circa 25 anni fa quando, giovane giornalista, partecipai per la prima volta a una conferenza stampa organizzata da Anna Scarani. Avevo solo 25 anni un aspetto minuto e un atteggiamento decisamente timido (il contrario di oggi). Anna mi prese sotto la sua ala per introdurmi in un mondo per me ancora nuovo. A quel tempo non capivo la differenza tra un’azienda culturalmente strutturata in modo industriale e un cantiere nautico che si arrangia in qualche modo. Solo oggi sono in grado di dire che quell’approccio era già molto avanti, forse troppo per un settore che in Italia era ancora molto piccolo. Negli anni successivi ho imparato a conoscere bene gli Scarani, gente concreta, mai arrogante, rispettosa di noi giornalisti: non hanno mai cercato di condizionare il nostro lavoro, le osservazioni e le rare critiche venivano recepite con tranquillità, segno che erano consapevoli della loro capacità di fare le cose.

Nel loro mezzo secolo c’è tutta la storia della nautica moderna, una storia ricca di elementi di riflessione, una storia fatta di persone e di anime che non si spegneranno mai. Una bella storia italiana che come dice Victor Hugo: “C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c’è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l’interno di un’anima”.

Franco Michienzi
Giornalista e Direttore di “Barche”

Il treno per Rio – Cesare Righi

Tra Mantova e Milano c’era (e c’è) il treno.
Col treno si andava in “Cattolica” all’università. Sul treno si progettava – con Gigi e Anna – il futuro. E le vacanze ( il Fedaia, i pellegrinaggi a Roma e Assisi, con la regia di Don Carlo).       Fine corsa (del treno) con la laurea.
Seguono le fermate obbligate: servizio militare, matrimonio, figliolanza. E l’approdo in bergamasca.
Tra Mantova e Bergamo il treno non c’è ( e non c’è mai stato) .

Ci ritroviamo sulla guida telefonica. E riprende la corsa. “Voi cosa fate?” “Facciamo barche” “E tu cosa fai?” “Faccio pubblicità” “Dai facciamo pubblicità alle barche!”
Nasce un rapporto festoso e fecondo. Sulla piattaforma di “TUTTO IL PANORAMA BARCA” proliferano cataloghi, conferenze stampa, saloni….
A un certo punto Gigi compie 50 anni. L’operazione ufficiale dell’Amico – scrittore Giorgio Torelli chiude con l’invito sommesso a “tirare i remi in barca”: l’età (anagrafica) è da pensione, parole inascoltate a tutti i livelli, dal capotavola in là…
Calende d’ottobre 2010, 50° Salone Nautico di Genova. Questa volta è la Rio che compie 50 anni. Pier fa gli onori di casa (si, la corsa è diventata staffetta). Ma nella stiva dello stand c’è l’Anna e tessere la tela delle P.R. e sulla tolda dell’Ammiraglia c’è ancora Gigi, reduce da una polmonite.
Sono giorni di nubifragi e allagamenti, crolla addirittura uno stand (della concorrenza). Ma non c’è tempo o maltempo che fermi la corsa. Il dr. Luigi Scarani continua a “navigare alto”…

Cesare Righi
Pubblicitario

L’orgoglio del primato – Cav. Pietro Rossi

E’ un motivo d’orgoglio per me dire di essere stato uno dei primi a intuire l’entità e il valore della Vostra Ditta.
Auguro ancora ulteriori progressi assieme al mio personale augurio e compiacimento.

Cav. Pietro Rossi
Imprenditore

Volare e navigare – Corradino Corbò

Ho sempre pensato che c’è qualcosa di speciale nella mente di chi progetta e costruisce aeroplani. Una speciale attenzione per certi dettagli che, in altri campi, possono essere valutati – giustamente, -con una certa approssimazione, quali il peso, la sua distribuzione, le resistenza dei materiali, i profili, le connessioni, le saldature, eccetera.
Per questo motivo, tutte le volte che incontro il nome Rio, nella mia testa gli si premette del tutto automaticamente quella specifica che, tanto tempo fa, ne contemplava il nome : avio nautica. Avionautica Rio.

Erano gli anni ’60 e per me, giovanissimo aspirante pilota di areoplani, quel nome significava   l’M-100S , un bellissimo aliante monoposto ad ala alta – 15 metri di apertura – che nato come addestratore, si stava affermando pure nelle gare, vincendo numerosi campionati mondiali in Germania, Argentina e Gran Bretagna.

Oggi, quando salgo a bordo di una barca Rio per svolgerne il test, mi piace pensare che alcuni dei dettagli progettuali che più mi piacciono sono dettati, appunto da quella mentalità. E se dovessi indicare il comune denominatore di quella ventina di modelli che, nel corso di questi ultimi trentacinque anni, ho provato per la mia rivista, direi che è senz’altro quel senso di innovazione che caratterizza ogni singola unità rispetto a quella che l’ha preceduta. Insomma, quell’osare – sul tavolo da disegno – che costituisce la marcia in più di un vero progettista di razza.

Ma c’è un’altre caratteristica importante che, dal mio punto di vista, rende il cantiere Rio parte di un ristrettissimo club internazionale: la capacità di comunicare. Conosco, nel mondo intero, non più di una decina di aziende che sono in grado di soddisfare con la stessa professionalità le richieste di un giornalista o le curiosità di un appassionato.
E’ una forma di rispetto che nasce dall’intelligenza, dalla consapevolezza, dalla cultura e dalla buona educazione delle persone che ne fanno parte.

Auguri per i vostri primi cinquant’anni, amici dell’Avionautica Rio… oops…della Rio Yachts.

Corradino Corbò
Giornalista “pioniere della nautica” e scrittore

Scenari sul Sebino – Franco Belloni

I conti con la Rio – Manuela Bianchetti

Sono entrata alla Rio nel 1971 (40 anni fa): ero “la piccola”, la più giovane, (14 anni!).
E qui ho imparato tutto quello che so fare professionalmente. Umanamente mi sono trovata a far parte di una grande famiglia che mi ha fatto (e visto) crescere come persona.

La figura di riferimento che più mi ha guidato in questo percorso è stato sicuramente il “dottore” del quale ho apprezzato le doti “fuori dal comune”; la capacità di gestire situazioni difficili senza mai perdersi d’animo. Per Lui non esisteva niente di irrisolvibile. E’ nato così un rapporto sempre improntato a reciproco rispetto: un capo “carismatico” che non ha mai alzato la voce.

Negli anni 70/80, durante il boom economico si lavorava a ritmi sostenuti, ma sempre in un ambiente piacevole e in armonia con i colleghi. Le spedizioni in fiera a Genova diventavano occasione di aggregazione e anche se stanchi, alla fine della giornata, si riusciva comunque a trovare la forza per divertirsi.

Per non parlare dei meeting con i rivenditori e le conferenze stampa con i giornalisti: tutte occasioni piacevolissime, ben lontane dal mio lavoro di contabile, che mi hanno arricchito di esperienze umane significative.
Se dopo 40 anni, continuo a far parte della Rio vuol dire che anche il mio bilancio personale è in attivo….

Manuela Bianchetti
Contabile e segretaria personale del Dr. Luigi Scarani

Navigare alto – Claudio Russo

Più delle parole valgono i fatti e i fatti hanno dimostrato che Rio Yachts è un ottimo esempio di come la buona imprenditoria permetta non solo di passare indenni attraverso le burrasche, ma anche di non interrompere il proprio percorso di crescita. E se vogliamo guardare all’aspetto emotivo, la cosa più bella è che a raccogliere i frutti della buona semina di Luigi, Anna e Piergiorgio Scarani sono pure i tantissimi armatori Rio, che oggi possono “Navigare Alto” anche sulla barca più piccola che il cantiere propone, allargando così i propri confini non solo in mare, ma anche all’interno di una grande e, si può dire, rassicurante famiglia.

Claudio Russo
Giornalista e Direttore di Boat Mag

Al traino dei ricordi – Carlo Moneda

Va dove ti porta… Rio! – Stefano Navarrini

L’orgoglio di poter e saper sempre guardare avanti, ma anche il piacere di osservare la scia del proprio percorso, una scia lunga cinquant’anni che racconta una delle più belle avventure della nostra cantieristica. Che dietro il marchio Rio “splendano”alcune pietre miliari della cantieristica da diporto non deve certo essere il sottoscritto a ricordarlo: ne ha parlato e ne parlerà la carta stampata che conta. Quel che invece anche le pagine più patinate non potranno raccontare, è che, ad alimentare la genialità e la capacità imprenditoriale di questo ormai storico cantiere, c’è sempre stato qualcosa di assai più semplice ed impalpabile di legno, acciaio, e vetroresina: l’anima.

E’ da qui che sono sempre nati l’entusiasmo e la determinazione le molle per andare avanti anche nei momenti di crisi, da qui sono nate le intuizioni a lanciarsi in sempre nuove imprese anche oltre i nostri confini, e da qui, soprattutto, è nata la capacità di rapportarsi con la propria clientela, in primis, ma anche con tutta la cornice che circonda il mondo della nautica. Ad esempio i giornalisti Ed è questo il punto. Perché quando mi è stato chiesto di scrivere qualcosa per i cinquant’anni della Rio, imbarazzato dall’onore che mi veniva fatto e con la voglia di raccontare qualcosa di straordinario, ho cominciato a rimandare in attesa di trovare un attimo di tranquillità. Ma per chi fa questo mestiere, ahimè, la tranquillità è una chimera. E allora sono passati i giorni, le settimane, i mesi, poi mi son detto che se volevo mantenere l’amicizia che da una buona trentina d’anni mi lega alla famiglia Scarani, qualcosa dovevo comunque scrivere. Ed ecco allora queste righe, misere nella loro essenza, ma cariche di affetto: per le persone, innanzi tutto, ed anche per quelle barche che hanno accompagnato la mia carriera giornalistica, e non solo. Da quel primo Rio 310 in ABS, che negli anni ’70 aprì le porte alla nautica popolare, e con cui da pescatore in apnea riuscivo finalmente ad allontanarmi dalla costa, alla gloriosa serie dei fisherman che per anni sono stati un punto di riferimento per la nautica da pesca made in Italy.

Oggi il cantiere è proiettato verso nuove mete e nuove fasce di mercato, si gioca da protagonista quelle carte di stile e di innovazione che sono sempre state l’ arma vincente, ma chissà che prima o poi si ricorderà di noi pescatori, che il mare lo amiamo e lo frequentiamo in ogni stagione?
L’esca è calata, chissà che non abbocchi qualche bel fisherman!
Un sogno e un auspicio…

Stefano Navarrini
Giornalista “Pioniere della Nautica” e Direttore di “Pesca in mare”

Rio primo amore – Umberta Bianchetti

Il primo ricordo è legato all’avvento della “barca per tutti”: le famose barchette stampate in ABS e sfornate in grandi numeri. Al lunedì si ritiravano in Portineria gli ordini a pacchi che i Milanesi facevano la domenica direttamente alla portinaia. Ricordo i vagoni dei treni prenotati per il sud con le barchette impilate a dozzine; le barche con idrogetto Piaggio distribuite in ogni paesino insieme ai motorini e ogni fine settimana il pacco di fatture da fare, in ufficio fino a mezzanotte .
E poi tutti a mangiare la pizza in Piazza a Sarnico con il “dottore”…

E come dimenticare i grandi eventi organizzati in località bellissime: meeting con i Concessionari, conferenze stampa e prove con i giornalisti per promuovere le nuove barche.
E poi fiere in tutto il mondo: quando gli ordini erano consistenti al dottore venivano gli occhi piccoli piccoli per la soddisfazione.
Tutto all’insegna di un entusiasmo partecipato e contagioso, nella consapevolezza di far parte di un progetto importante.

E poi via via anno dopo anno, la crescita del Cantiere : il passaggio dal legno alla vetroresina, il “salto” dal piccolo al medio – grande ma tutto sempre gestito con grinta e capacità della famiglia Scarani .

Ho imparato tanto in questa Azienda, ringrazio per l’opportunità di aver potuto costruire un patrimonio personale fatto di esperienza, rapporti umani, che mi hanno arricchito come persona e che ha segnato così profondamente la mia vita . E alla Rio tra l’altro… ho conosciuto mio marito, che lì collaudava i motoscafi in legno…
Sì, la famiglia Scarani mi ha sempre fatto sentire in famiglia e io, mi sento di famiglia.

Umberta Bianchetti
Ufficio Marketing

Stessa spiaggia, stesso mare – Neri Fallani

Figlio di marinaio, durante la mia attività giornalistica “generalista” dedicarmi alla nautica risultava un piacevole fatto di famiglia. Il Salone di Genova con il suo tripudio di barche, una festa. E un preciso, immancabile riferimento: lo stand con la vasta, importante produzione Rio.
Ora un simpatico, duraturo ricordo. Anche perché Rio e Scarani, per curiosi giochi del destino, si ripropongono spesso nella mia vita. Stessa località del Ponente ligure dove la famiglia Scarani trascorreva le vacanze estive. Gli Scarani pure in Sardegna, a Cala Bitta, dove ho degli amici. E non manca il periodico contatto con le barche del Cantiere. Infatti per raggiungere il molo nella Marina di Portisco dove galleggia il mio modesto natante devo passare in rassegna una serie di moderne pilotine Rio in dotazione all’Arma dei Carabinieri.
Eleganti, veloci e ben equipaggiate mi confermano: fanno la differenza.Buon compleanno Rio.

Neri Fallani
Giornalista

Febbre da Rio – Livio Fioroni

Nessun dubbio: Livio avrebbe festeggiato con il solito entusiasmo e una partecipazione attiva i 50 anni Rio Yacht. “Il FIORONI ”, com’era affettuosamente chiamato nell’ambiente, aveva fotografato per una vita tutti i Rio freschi di cantiere. Tema preferito: le prove in mare. E non si contano gli episodi curiosi della sua carriera di “lungo corso”…
Una sera me lo vedo rientrare dalla Costa Azzurra agitato e… raffreddato”Elda, questa volta ho rischiato di non tornare…” confessa con voce arrocchita.”…avevo chiesto di lasciarmi sul cucuzzolo di una roccia raggiungibile solo via mare, scatto a ripetizione, ma intanto vento e mare montano a dismisura e la barca non riesce a raggiungermi se non dopo una lunga serie di tentativi. Dopo un’ora mi portano in salvo, ma ero bagnato come un pulcino.”
Il giorno dopo Livio era a letto con un febbrone da cavallo, ma mi mostra i provini “vedi che bel servizio?Mi è costato freddo e fifa ma che soddisfazione! E come sarà contenta la Sig.ra Scarani!

Testimonianza di Elda Fioroni moglie del grande fotografo scomparso nel 2002

Una bella storia – Mario Oriani

Quando un giornalista è chiamato a celebrare professionalmente l’anniversario di un cinquantenario ha tre modi per storicizzarlo: il primo sta nel rendersi conto che, come testimone, è proprio diventato un reperto; il secondo, invece, dice che è oltremodo bello registrare un successo in un mondo che è specializzato nel riferire quotidianamente soltanto drammi, catastrofi e guerre. Un terzo modo vale quando accade il fantastico privilegio di poter raccontare il successo di chi ti è amico se non da mezzo secolo, almeno da tanti anni.

E questo mi porta ora alla tastiera del computer come a una festa anche mia. La faccio breve: in questo 2011 la famiglia Scarani, titolare della Rio Yachts accende cinquanta candeline lanciando la sua ammiraglia, il 54 RIO COLORADO, in una nuova versione, che “BARCHE A MOTORE” ha provato pubblicando una SUPERPROVA con il risultato che si merita, ancora una volta, il massimo dei voti. Ho avuto, e spero di avere anche in futuro, gli Scarani fra gli Amici con la A maiuscola nel mondo della nautica. Ricordo quando cominciarono a fabbricare alianti: era il tempo in cui sognavo (amante infedele) di andare per il cielo nel fruscio del vento sulle ali…Poi i rumori del mare mi hanno stregato e, guarda i casi della vita, loro si sono messi a fabbricare barche: L’amicizia nasce da lì.

Oggi alla guida c’è sempre uno Scarani, il figlio Piergiorgio, nuovo capitano d’industria. L’occasione di un cinquantenario motiva un sincero “in bocca al lupo” affidato ad un giornale che si vanta di avere la Rio (Scarani) protagonista nelle tante pagine della sua storia.
Auguri sinceri.

Mario Oriani
Giornalista “Pioniere della Nautica”

…Buon vento! – Francesco Schillirò

Per ben 40 anni barche del Cantiere RIO sono state strumento delle mie vacanze,segnando come pietre miliari il mio tragitto professionale e diportistico.

La prima imbarcazione che mi ha fatto avvicinare al cantiere è stato un RIO 380,ricevuto in dono per il superameno dell’esame di “anatomia”vero scoglio del 1° biennio del corso di laurea in medicina.
Ma è stato solo nel 1990 che ho potuto avere il piacere di conoscere i coniugi Luigi ed Anna Scarani e subito si è creato un feeling.
Devo amettere che in questi  anni ho apprezzato,anche nel figlio Piergiorgio,il rapporto professionale ma mi sia consentito “amichevole”.
Avere un Rio significa sentirsi della “famiglia”.
La delicatezza della dot.ssa Anna,la grinta del dott.Luigi, la voglia di “NAVIGARE ALTO” del dott.Piergiorgio,sono caratteristiche che rendono coesi clienti e cantiere.
Usando un termine velistico, ma da motonauta,posso augurare “BUON VENTO RIO YACHTS” continuate a “Navigare Alto” e fate crescere le nostre certezze ed i nostri “SOGNI”.

Francesco Schillirò
Docente Università di Napoli Facoltà di medicina e chirurgia

 

Volando sulle onde – Roberto Franzoni

Sono sempre stato appassionato di aeroplani. Forse per questo il nome “Avionautica Rio”, mi aveva affascinato fin da ragazzo. Frequentatore di saloni nautici agli esordi, Milano, per primo, la mia città, con l’esposizione all’Idroscalo e le prove in acqua, Genova, con “la paura che ti fa quel mare, che si muove anche di notte, non sta fermo mai” (Paolo Conte, Genova per noi) e le barche grandi, enormi, gli yacht. Erano gli anni Sessanta e la Rio costruiva oltre a splendidi motoscafi in mogano, alianti. Legno sapiente per gli uni e per gli altri. Sapienze diverse, ma sempre per “navigare”.
Con gli anni Settanta, e non me lo sarei mai immaginato dopo anni di navigazione a vela e di Centro Velico di Caprera come istruttore e istruttore degli istruttori, divenni cliente. Avevamo fondato con il conte Dionigi Malingri di Bagnolo e Saint Genix, in arte Doi, la Yachting 72, prima società italiana di noleggio di barche a vela senza equipaggio con i mitici Arpège. Avevamo base a Palau, ancora senza porto, ma da sempre, naturalmente, con l’arcipelago della Maddalena davanti. La domanda per raggiungere le isole, Budelli in particolare, era crescente. I servizi inesistenti. Idea! E se offrissimo a noleggio anche delle barche a motore fuoribordo? Già, bell’idea… Ed eccoci a Sarnico dagli Scarani, che con una lungimiranza antesignana di scelte sempre all’avanguardia stavano stampando a rotazione i piccoli Rio 310 e Rio 410 (inutile specificare la lunghezza!) in un materiale nuovissimo fornito dall’Anic dell’Eni, il Ravikral, Abs in lastre termo stampabile, di bellissima pelle, che consente di formare due gusci con il poliuretano in mezzo e ottenere barche inaffondabili. Più bello, più leggero, più economico del Boston Whaler. E italiano.

Ne comprammo cinque, arancioni come gli Arpége, per essere ben visibili in mare, e con la motorizzazione Evinrude 20 cavalli senza patente ci fecero fare quattro magnifiche stagioni, tanto redditizie da spingere alcuni dei nostri soci di Yachting 72 a proporre di vendere gli Arpège e di allestire una flotta di Rio 410 con cui… invadere l’Italia! In parte lo facemmo, perché allestimmo una seconda base a Santa Margherita per… invadere solo il Tigullio con altri cinque Rio 410 e con altrettanto successo.

Nel 1972 tenni a battesimo la prestigiosa rivista Uomo Mare, che nacque proprio in quell’anno. Al timone di un Rio 410 di Palau scorrazzai per una settimana Giancarlo Scalfati, primo direttore e massimo fotografo della rivista, nelle agitate acque della Costa Smeralda per seguire la settimana delle Bocche, servizio portante del numero 1 della più originale e creativa rivista nautica italiana.
Fu poi l’esperienza giornalistica proprio in Uomo Mare, dove mi applicai per 13 anni e di cui divenni direttore, a farmi stare sempre più vicino alla Rio e agli Scarani. Fu da giornalista nautico che ebbi modo di apprezzare, tecnicamente, esteticamente e… sentimentalmente il prodotto, sempre originale e innovativo. E fu da giornalista che ebbi la fortuna di intrecciare un rapporto di lavoro che divenne nel tempo un’amicizia con Anna, la splendida Anna, portatrice di un vento altrettanto innovativo e inedito nella comunicazione del mondo nautico. Dagli eventi alla letteratura propagandistica, dai gadget alle campagne pubblicitarie, tutto in Rio aveva aspetto di “jamais vue”. Cito solo due barche di quegli anni che sono rimaste nel mio cuore: lo strepitoso Rio 12,50, una barca “fusion”, o “crossover”, tra fly e open, antesignana di tante soluzioni geniali, esempio di un design creativo e libero da schemi; e l’originalissimo – anche nel nome – AcquaRio una barca profonda piena di oblò subacquei per osservare i fondali e i pesci stando comodamente seduti su poltroncine, felice combinazione sonora del nome Rio con acqua per ottenere acquario, insomma una sciarada marina.

Col XXI secolo agli Scarani classici, Luigi e Anna, si è affiancato molto brillantemente Piergiorgio, – il mio Pier, come dice sempre affettuosamente Anna – che ha saputo traghettare, con la maestria del figlio d’arte a cui ha aggiunto la sua visione di manager contemporaneo, la Rio Yachts, come giustamente si chiama oggi, verso una produzione qualitativa e innovativa, secondo le richieste di un mercato sofisticato, purtroppo non più da “barca per tutti”, ma sempre più esigente di proposte intelligenti e ben realizzate.

Il nuovo slogan è “Navigare alto”. E la mente ritorna a quegli alianti dell’origine, che navigavano leggeri sulle onde dell’aria in alta quota, come le carene di Piergiorgio solcano oggi sicure le onde alte e dure di un mercato aspro che vuole di più, di più, sempre di più.

Roberto Franzoni
Direttore marketing e comunicazione San Lorenzo

Modello Rio, modella Simonetta – Antonio Bignami

 

Lavoro, con alterne fortune, nel mondo della nautica da diporto dal 1984. Credo di essere rimasto, nell’opinione di molti addetti ai lavori, fotografo per necessità contingenti e giornalista per forza, ma io devo dire che non ci faccio molto caso. Pochi mesi dopo l’inizio di questa mia ormai sterminata presenza nel mondo del diporto, fui mandato a Sarnico per fare un servizio fotografico alla Rio.

Ci andai con Simonetta che era ed è tutt’ora, grazie anche alla sua capacità di sopportazione, la mia inseparabile compagna di avventure: forti di una oculatezza nello spendere che andava ben al di là dell’immaginabile, il “capo grosso” Vincenzo Zaccagnino e il “capo magro” Mario Sonnino (erano questi i loro nomignoli nella redazione di Nautica) le avevano cucito addosso l’incerto mestiere di modella, ma io sospetto che tutto dipendesse dal fatto che era una ragazza carina ma non cara (nel senso dei costi). Simonetta ed io avevamo già all’attivo molti lavori: alcuni, tenendo conto che la fotografia digitale e il computer erano ancora a distanze siderali, anche di buon livello. Ma fu quel primo meraviglioso incontro con la famiglia Scarani, che ci convinse, malgrado l’ostilità e la diffidenza di molti, a continuare per cercare di arrivare all’immagine perfetta. Anna Scarani divenne per noi (mi riesce difficile tuttora parlarne senza essere tradito dai sentimenti) una sorta di “materna ed instancabile sostenitrice professionale: secondo lei, fin dal primo lavoro che le presentai, ero un’insuperabile fotografo nautico e Simonetta la ragazza più graziosamente dotata di piede marino che avesse mai conosciuto. Erano tempi in cui la fotografia nautica “seria”, di un certo spessore, muoveva i primo passi, tempi di immagini grezze e ruspanti, ma sincere. Non c’erano gli elicotteri, non c’erano stuoli di personaggi che preparavano le modelle, non c’era tanta folla intorno a noi. Simonetta con una borsina di costumi e di straccetti, io con la mia macchina fotografica, le tasche piene di pellicole e due robuste scarpe da tennis per scalare i pendii dove mi andavo ad appostare per fotografare i passaggi della barca dall’alto che piacevano tanto alla signora Anna e poi c’era lui, il pilota della barca. Veniva scelto in base ad una serie praticamente inesauribile di capacità: doveva saper guidare bene la barca innanzitutto, ma anche conoscere i migliori punti del lago dove salire in alto, esserre belloccio, saper arredare le dinette con quelle prime, arcaiche cianfrusaglie che venivano raccattate lungo la rotta che conduceva a Montisola.

Dato che tutte queste qualità le doveva avere uno dei ragazzi che lavoravano alla Rio, è chiaro che le opzioni non erano molte e alla fine si finiva sempre per scegliere un paio di vittime che venivano promosse per qualche ora a primi attori. Per quanto mi riguarda credo che una delle mie caratteristiche fotografiche vincenti fosse quella di riuscire – fisicamente intendo – ad arrampicarmi su per le montagne o introdurmi all’interno di un parco di un’isoletta (veri e propri reati penalmente perseguibili) senza essere visto dai proprietari. Questo anche perché eravamo criminali furbi: ogni volta bruciavamo un posto ma la volta seguente venivo scaraventato da un’altra parte mentre i carabinieri ci cercavano in quella precedente. Questo giochetto andò avanti molti anni lo confesso: la Signora Anna Scarani nostra inconsapevole complice, era sempre contenta delle fotografie e quindi non c’erano problemi. Qualcosa si complicò soltanto quando la Signora decise di cambiare modella (anche perché sembrava che tutte le barche Rio fossero di proprietà della mia compagna) e decise di cercare altre ragazze: ne trovò molte, tutte graziose e volonterose, ma noi non tenevamo conto delle condizioni meteo. Quasi tutti questi servizi fotografici venivano fatti in inverno, le montagne intorno al lago d’Iseo erano coperte di neve e la signora Anna attendeva fiduciosa nel suo ufficio la vittima predestinata con un costume da bagno: nessuno lo sa ma in quegli anni fummo noi i responsabili di un’inspiegabile epidemia di malattie respiratorie tra le giovanissime ragazze di Sarnico e dintorni. Parlavo dell’immagine perfetta: la sto ancora cercando ma alla Rio, sicuramente devo moltissimo in questo senso. Soprattutto per l’amicizia, la stima e la felice consapevolezza di aver vissuto insieme un momento arcaico, pioneristico ma irripetibile della fotografia nautica.

Antonio Bignami 
Fotografo, giornalista e scrittore

 

Rio in tour – Maurizio Paissoni

 

Dopo il congedo dal servizio militare nel 73 ripresi a frequentare l’università a Milano,la mia città, nei giorni feriali, ospite di mio fratello e di un suo amico.
Da precario sopravvivevo economicamente, come tutti quelli nella mia situazione, grazie al contributo volontario di mamma e papà e a qualche lavoretto.

Primavera del 1974: la grande occasione tramite un amico vengo a sapere che alla Rio cercavano un giovanotto disponibile per un tour in Italia.Obiettivo: effettuare delle prove in acqua durante i fine settimana e le feste infrasettimanali dei mesi di Aprile, Maggio, Giugno, Luglio. Prendevo così contatto con la direzione della Rio, che spiegandomi a grandi linee il da farsi, mi ingaggiava seduta stante. La settimana successiva era stata dedicata ai preparativi della missione. Il tour prevedeva una serie di tappe a scadenza predeterminata e pubblicizzate a mezzo stampa locale e nazionale che andavano dal Mar Ligure per tutta la costa tirrenica, per tutta la Sicilia e a risalire per la ionica e l’adriatica tutta fino a Trieste.

Con una Peugeot 404 (quella con le code e lunga un Kilometro) attrezzata per il carico e lo scarico di una barca con uno speciale portapacchi, un carrello a rimorchio con un’altra barca e la station stracolma di materiale pubblicitario -dagli striscioni ai manifesti e perfino un paio di tavolini con sedie pieghevoli e ombrelloni-ebbe inizio l’avventura itinerante. L’esordio è ora in salita.

Già prima di Genova la temperatura dell’acqua del motore era sul rosso. Con qualche migliaio di chilometri da fare e con appuntamenti stabiliti è facile immaginare in che stato d’animo iniziassi il viaggio….Poi .tutto andò per il meglio. Certo non mancarono difficoltà e sacrifici, ma le prove delle Rio 410 con i motori idrogetto della Piaggio andarono benissimo…..Non si mancò mai un appuntamento e la campagna ebbe un enorme successo di pubblico e di vendite…Da allora sono un uomo Rio, oggi naturalmente con mansioni diverse.

Maurizio Paissoni
già Ufficio acquisti RIO YACHTS

Discorso sui massimi sistemi: disciplina e melodia – Antonio Soccol

La donna del faro – Carlo Borlenghi

Sono trenta anni che il mare è lo sfondo delle mie fotografie, di conseguenza di avventure in acqua ne ricordo parecchie.. ce n’è una in particolare, però, che ancora adesso mi piace raccontare, forse per esorcizzare il panico che quel giorno di vent’anni fa, lo devo ammettere mi investì in pieno…

Mi trovavo a Juan-les-Pins vicino ad Antibes per un servizio fotografico di una barca a motore del cantiere Rio, c’eravamo svegliati all’alba come è buona abitudine quando si vuole sfruttare la luce migliore per enfatizzare la barca e la giornata prometteva molto bene: mare calmo e cielo terso!
A mezza mattina, dopo aver fatto le foto da barca a barca, incrociammo un roccia affiorante sul quale era stato costruito un piccolo faro di cinque o sei metri d’altezza. Lo scorsi e mi venne l’idea: quel faro sarebbe stato il nostro elicottero!
A quei tempi gli elicotteri erano pochi ed avevano costi proibitivi e dunque per poter fare foto dall’alto ci si doveva ingegnare: sul Sebino per esempio ero solito utilizzare una roccia a strapiombo sul lago, qui nel mezzo del mare quel piccolo faro mi sembrava perfetto!
La barca d’appoggio s’accostò allo scoglio e con un balzo raggiunsi la piattaforma. Salii la scala di ferro arrugginito che esternamente conduceva al piano della lampada e rimirai dall’alto il mio nuovo punto di osservazione: perfetto!
Il motoscafo cominciò a fare larghi giri attorno allo scoglio e io, ignaro di ciò che sarebbe successo di li a poco, scattavo fotografie con grande soddisfazione
Adesso che ho molta più esperienza so che del mare c’è poco da fidarsi ma allora assolutamente nulla mi avrebbe fatto dubitare dell’assoluta perfezione di quella giornata: sole caldo, cielo terso e una bella barca da fotografare.. non avrei chiesto di meglio!
Eppure, improvvisamente, s’alzò un vento fortissimo e del tutto inatteso: raffiche gelide e tese che immediatamente gonfiarono il mare… la mia giornata perfetta s’era sgretolata in pochi minuti!
Le onde cominciarono a infrangersi furiose contro lo scoglio e il faro tutto a un tratto mi sembrava ancora più piccolo! Gli schizzi gelidi del mare s’alzavano fino alla mia piattaforma e io che ero in maglietta e calzoncini cominciai a realizzare le dimensioni del problema in cui mi ero cacciato!
Guardai in direzione della barca appoggio ma era evidente che con quel mare non avrebbero mai potuto attraccare…
Dopo qualche minuto vidi dalla barca Anna Scarani del cantiere che mi faceva un cenno di saluto con la mano, la barca girò la prua verso terra e si allontanò.
Lì in cima al faro solo e sconsolato dovevo essere un ben misero spettacolo…
Lo sconforto era totale, allora non c’erano i cellulari e io non sapevo davvero che fare, avevo freddo e il tempo passava lentissimo: un’ora, due, tre!
Ma ovviamente la signora Scarani non mi aveva abbandonato e anzi, efficientissima, stava organizzando il recupero, la cavalleria era già in arrivo: i pompieri francesi, su un gommone di salvataggio, apparvero all’orizzonte!
Una visione celestiale, credetemi…
Il salvataggio non fu comunque semplice, dovetti aspettare l’intervallo tra un’ ondata e l’altra, scendere a rotta di collo le scalette, lanciare lo zaino con l’attrezzatura ai miei salvatori, e, fatto dietro-front inerpicarmi nuovamente sulle scalette prima che l’ondata successiva mi portasse via.
Altra onda, scale a rotta di collo, corsa sugli scogli bagnati, e balzo plastico verso il gommone con tutta la vita che ti passa davanti agli occhi: solo chi come me, non sa nuotare, può immaginare cosa provai in quel momento!
Eppure, vent’anni dopo, (e senza nessuna lezione di nuoto nel frattempo!) passo ancora le mie giornate saltellando tra gommoni, scogli, barche e banchine… ma del resto come si dice? Il lupo perde il pelo…

Carlo Borlenghi
Fotografo e “Pioniere della Nautica”

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